lunedì 10 febbraio 2014

Roots

Io amo Tiziano Ferro.
Mi fa strano chiamarlo così, perchè alla fine lo amo come amerei il mio ragazzo, e il mio ragazzo non lo chiamerei con nome e cognome.
Ultimamente mi trovo spesso a parlare con persone che non capiscono come mai io lo ami così tanto.
Lui è con me da quando ho 11 anni. Ora ne ho 23. Sapete cosa significa? Più di metà vita... quella metà vita in cui, purtroppo, finiscono i pensieri di bambino e cominciano quelli dell'"adulto".
Da quel momento ci sono stati giorni, periodi terribili nella mia vita. Giorni in cui davvero non volevo più farcela, in cui le ore passavano a fatica ed io ero ferma immobile. Giorni in cui la mia anima era a pezzi, distrutta, dilaniata. Ma Tiziano aveva scavato dentro di me, con dolcezza e in punta di piedi, piano piano. Aveva in poco tempo piantato dentro di me delle radici così forti e profonde, che ogni volta che stavo male, avvolgevano i pezzi della mia anima e li tenevano insieme. Quando sono sotto ad un suo palco, la gioia mi esplode dentro, io sento, mi sento viva, intera ed interamente mia... e tutto il resto non conta più. Anche altra musica mi fa quest'effetto, ma non così forte, probabilmente dovuto al fatto che sono con me da meno tempo.
Tiziano è un cantante famoso. E' la musica a farmi quest'effetto. L'effetto di farci sentire liberi e vivi.
Invece quando trovi una persona "normale"che ti fa quest'effetto, sono dolori. Significa che questa persona ha piantato delle radici dentro di te, che la sua presenza nella tua vita ti fa felice, che le tue giornate sono migliori.
Ecco tu per me eri (sei) quella persona. Parlare con te, sentire la tua voce, mi faceva sentire, mi faceva percepire me stessa in modi diversi, più profondi, come se invece di fermarmi a sentirmi fino al palmo delle mani, arrivassi ad ogni più piccola terminazione nervosa periferica dei polpastrelli delle dita.
Parlare con te, sentire la tua voce, teneva insieme i pezzi della mia anima, anche senza bisogno che fosse a pezzi. Parlare con te, sentire la tua voce mi faceva sentire intera ed interamente mia.
Adesso, mi rendo conto di aver contato meno di chiunque altra probabilmente.
Ma allora mi chiedo, a cosa è servito cercare di avvicinarmi, insistere sul fatto che lui non mi meritava, che non era giusto per me, cercare di farti apprezzare da me?
A cosa sono serviti fiumi di parole nel profondo della notte, quando c'era solo il silenzio ad abbracciarci e ad accogliere i nostri discorsi tra le sue braccia per custodirli come un tesoro?
A cosa è servito tutto questo se poi non ho neanche avuto la possibilità di farti scoprire chi sono veramente, cosa significa passare del tempo con me? A cosa è servito se non ho avuto neanche la possibilità di farti dire "si ok, proviamo" oppure "non vai bene per me"? A cosa è servito tutto questo?
Adesso sono stanca di aspettare il mio turno. Mi sento inerme. Vorrei solo andare avanti e dimenticare, ma, invece, ho la consapevolezza che non troverò più una persona capace di farmi sentire in questo modo.
Andare avanti con il tormento di sapere come sarebbe andata. Una domanda che non troverà mai risposta, e sarebbe stata l'unica risposta che avrei voluto, o in un senso o nell'altro. Invece ancora una volta sono appesa in un limbo in cui un pezzetto di me resterà per sempre.

I'll be ok, just not today...


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