mercoledì 23 ottobre 2013

Parliamo di... #1: Anna Kareni'na

Salve a tutti!!
Oggi come promesso vi parlo dell'ultima mia fatica letteraria! 
Circa sei mesi fa espressi il desiderio di leggere "Anna Karenina", il giorno dopo mio padre me l'aveva comprato!
Ero attratta da questo libro, perchè vedendo il film "The last song" con Miley Cyrus, ancora sana di mente, e Liam Hemsworth (!!!!!!!) sentii la frase con cui il libro comincia :"tutte le famiglie felici si assomigliano, ma ogni famiglia infelice è infelice a modo suo" e mi incuriosii. L'autore è Lev Nicolaevic Tolstoj. 
È la storia di 5 famiglie legate tra loro da legami di parentela tra i vari componenti... Sapete quelle cose tipo "il marito di una di tre sorelle, la più piccola della quale è sposta con l'amico d'infanzia dello zio della sorella"??? 
Ecco... Siamo più o meno a questi livelli... Fosse un film sarebbe una sequenza infinita di passaggi di personaggio in personaggio senza alcun taglio, si perchè Tolstoj da uno di essi riesce, per conseguenze logiche a legarsi ad un altro.
Tornando alla trama, è il racconto della vita di 5 famiglie della nobiltà russa di metà-fine '800, condito da questioni sociali, scandali, reazioni della società davanti ad essi, problematiche sociali, visuali molto chiare e definite di ció che è il "buoncostume" dell'epoca e del paese, scorci di mentalità russa, usanze, stralci dell'organizzazione socio-politica della Russia.
Ci sono parti MOLTO lunghe del libro occupate da discussioni su come, ad esempio, vada scritto un libro sulle nuove tecniche di gestione di un podere e su come queste influiscano sul lavoro dei braccianti e i metodi per ottimizzarne lavoro e resa. . . -_-" 
Ma non è l'unica... Si discute anche di come ci si debba comportare se si viene investiti di una carica sociale che non si vuole ricoprire o della guerra in Serbia.
Ah! Ovviamente la buona dose di cattolicesimo devoto e tremendamente perbenista non poteva mancare. In tutto questo vi chiederete: cosa c'entra con "Anna Karenina"? Bene, questo è il nome di colei che sembra essere la protagonista del libro, ma più volte mi sono ritrovata a chiedere perché mai abbia scelto proprio questo personaggio come principale. Mi sono poi risposta che probabilmente è dovuto al fatto che è il personaggio che fa più parlare di se, su cui l'attenzione è maggiormente focalizzata. Anna, una nobildonna dell'aristocrazia Moscovita, sposata con un nobiluomo, Karenin, e con un figlio piccolo, Sereza, stimata da tutti per solidità di principi, bontà e integerrima, un giorno scendendo dal treno, come nel più romantico dei film d'amore, ha un colpo di fulmine con il generale e conte Vronskij, che le sconvolgerà la vita e la mente. Il generale e conte Vronskij è un giovane carismatico e capace, che grazie a queste qualità sembra aver scalato la vetta per la carriera militare, sembra riuscire bene in tutto quello che fa e per questo è perennemente sicuro ed orgoglioso della sua persona, finchè non incontra Anna, la quale, a sua volta, gli sconvolge la vita. 
Tormenti interiori infiniti e dilanianti imprigionano Anna prima di abbandonarsi all'amore folle che la lega al conte e tormenti ancor più dilanianti la attanaglieranno dopo la sua scelta, fino al momento in cui la gelosia e l'insicurezza non la porteranno alla paranoia totale ed infine alla follia, rendendo Vronskij incapace di porre un freno ad un meccanismo degenerativo ed autodistruttivo di Anna, innescatosi dopo che, oltretutto, lui aveva insistito affinchè la loro storia avesse un seguito. Ovviamente per la società aristocratica, è inconcepibile pensare che una nobildonna e madre, dell'aristocrazia, possa anche solo pensare di lasciare marito e figlio per un altro uomo, seppur meritevole e degno di rispetto. Ovviamente l'onta del disonore da quel momento si abbatterà sulla coppia, solo ed unicamente perchè hanno deciso di vivere il loro amore pubblicamente; fossero stati amanti, ma il matrimonio di lei fosse proseguito, l'ipocrisia aristocratica non avrebbe fiatato. Da donna integerrima, devota con una saggezza ed un'umanità riconosciuta da tutti, si trasforma in una puttana senza principi nè Dio. 
Ho odiato questo libro dalla prima all'ultima pagina, tranne forse eccezione per un centinaio di pagine, su circa 800, nonostante questa opinione sia maturata nella mia mente solo dopo aver finito il libro.
Non mi piacciono queste figure tutte d'un pezzo, che sembrano eteree e davanti alle quali tutti sembrano innamorarsi, come,  appunto, Anna. Non solo, nel momento in cui, inaspettatamente rompe gli schemi, decidendo di non piegarsi al buoncostume ed il suo personaggio diventa un minimo più intrigante, Tolstoj la trasforma in una pazza paranoica, che vede tradimenti ovunque e che finisce per essere sopraffatta dalla sua stessa insensata, folle gelosia. Ancor di più odio i palloni gonfiati come il conte Vronkij, per i quali sembra essere tutto facile e veloce perchè le proprie qualità sono accompagnate da una buona dose di fascino e carisma, insomma un casanova davanti al quale le donne svengono e che gli uomini seguono fedelmente ed ambiscono ad avere come amico e compare.
Nel finale l'ho apprezzato leggermente di più perché, il disarmo per la gelosia folle di Anna e l'incapacità di farle capire quanto lui l'amasse profondamente, lo logorano e mostrano finalmente una cosa che si rivela non essere capace a fare.
Le 100 pagine che ho invece amato, sono le pagine in cui si racconta l'amore tra Kity e Levin, il mio personaggio preferito del libro. All'inizio ostacolato dalla di lei forzata convinzione di amare Vronskij, al quale lei era promessa sposa prima del di lui incontro con Anna (che per questo verrà odiata da Kity, mentre inizialmente la venerava in quanto figura umanitaria, affascinante e perfetta), riesce finalmente a sbocciare l'amore, in una scena surreale in cui la piccola Kity e Levin si dicono di amarsi scrivendo, con dei gessetti su un tavolo, solo le iniziali delle parole della frase. Levin è un intelligentissimo proprietario terriero, che rifiuta la vita cittadina con gli sfarzi, i tremendamente noiosi discorsi della società aristocratica russa e che si rifiuta di ricoprire cariche politiche in cui non crede e in cui non si riconosce. Oltremodo attaccato alla realtà e perennemente tormentato dai dubbi su Dio e sulla religione che lo porteranno semplicemente a concludere che :"allora per la prima volta aveva chiaramente compreso che per ogni uomo e per lui stesso, in prospettiva non c'era altro che la sofferenza, la morte e l'eterno oblio; e aveva deciso che era impossibile vivere così e che era necessario o spiegare la propria vita in modo che cessasse di essere la burla malefica di un qualche demone, oppure spararsi." "Non vivere per i propri bisogni, ma per il Signore. [...] si poteva forse dire qualcosa di più insensato? Aveva detto che no si doveva vivere per ció che comprendiamo, che ci attrae, che desideriamo, ma che si deve vivere per qualcosa che non comprendiamo, per un Dio che nessuno può né comprendere, né definire." Kity è invece una ragazza aristocratica che ha sempre avuto tutto dalla vita, per la quale ogni risposta è in Dio e nella religione alla quale è profondamente devota, abbastanza per se e per il marito dubbioso. La sua dolcezza e bontà d'animo sono disarmanti, quanto il suo non curarsi minimamente dei problemi quatidiani pratici, la sua voglia di carità e di essere una buona persona è smisurata. 
Le altre famiglie fanno da petali a questi due capolini di margherita, e non sono veramente fondamentali ai fini del racconto. 
La cosa che mi è invece piaciuta del libro è che Tolstoj non è veramente padrone dei suoi personaggi... Nonostante escano dalla sua penna, questi ben presto prendono vita e si autoraccontano e autoevolvono sfuggendo completamente al controllo dell'autore. Nel corso del romanzo Tolstoj ci propone delle vere e proprie perle di saggezza che aprono uno squarcio nella noia e ti colpiscono come uno schiaffo in piena faccia.
"All'uomo è stata data la ragione per liberarsi da ciò che lo turba."
"Il rispetto è stato inventato per colmare il vuoto che dovrebbe riempire l'amore."
"Basta non chiudere gli occhi per non negarsi la luce."
"-Mamma, e papà come ha chiesto la vostra mano?", d'un tratto chiese Kity.
-Niente di straordinario, una cosa molto semplice-, rispose la principessa [...]
-Ma come si è risolta la cosa? Eh mamma?
-Pensi forse che voi abbiate scoperto qualcosa di nuovo? E' sempre la stessa cosa, si risolve con gli occhi, coi sorrisi..."


Alla prossima!
Ary :)

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